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Monza e la lista unitaria dell'Ulivo
La posizione dei partiti
di Giorgio Casera


Romano Prodi ha lanciato la sua proposta di lista unica dell'Ulivo per le prossime elezioni europee nello scorso mese di luglio. La proposta ha suscitato, com'era scontato, un mare di reazioni, positive, negative e di distinguo. I quotidiani delle vacanze sono stati ricchi di editoriali, commenti e interviste ad uomini politici. Meno scontato era che a seguire questo fiume di parole ci fossero, a partire dall'autunno, anche dei fatti, soprattutto per merito di quei leaders come Fassino, D'Alema e Rutelli, che hanno deciso di accettare la scommessa e provveduto a farla accettare ai loro partiti. Ad oggi, primo punto fermo, tre partiti dell'area dell'Ulivo (DS, SDI e Margherita) hanno accettato di confluire in una lista unitaria per le europee del prossimo anno.

La proposta Prodi è uno di quei fatti che in politica lasciano il segno per anni. Naturale quindi che le varie associazioni che si richiamano direttamente o indirettamente all'Ulivo abbiano ritenuto opportuno organizzare delle manifestazioni per informare e sensibilizzare i cittadini monzesi sull'argomento.

La prima, con titolo “Nel Centro sinistra il dado è tratto”, ha avuto luogo venerdì 21 scorso alla Sala Maddalena ed aveva lo scopo di illustrare la posizione dei partiti che fin qui hanno aderito alla lista. Una seconda è prevista per il 28 novembre, sempre alla Sala Maddalena, ed avrà la funzione di far risaltare il punto di vista degli elettori, più o meno organizzati in movimenti e associazioni.
Quella del 21 è stata organizzata dall'associazione “Libertà eguale”, che ha fatto così il suo esordio a Monza. Libertà eguale nasce per iniziativa di un gruppo di Democratici di Sinistra che si richiamano al socialismo liberale: loro riferimenti culturali sono ad esempio Carlo Rosselli e Guido Calogero e si riconoscono, nell'ambito del partito, nelle posizioni del sen. Morando. Col tempo hanno aderito all'associazione anche socialisti dello Sdi e rappresentanti della Margherita, tutti caratterizzati da un'ispirazione riformista.

Al dibattito partecipavano Roberto Vitali, DS, come moderatore e rappresentante dell'associazione,
Michele Salvati con funzioni di stimolo nei confronti dei rappresentanti dei partiti presenti, e cioè Patrizia Toja per la Margherita, Carlo Cerami per i DS e Alberto Grancini per lo Sdi.
Salvati, “responsabile” di avere involontariamente “tirato la volata” a Prodi con il famoso articolo sul Partito Democratico comparso in aprile sul Foglio, ha esordito tracciando lo scenario politico italiano prima della proposta Prodi, evidenziando lo stato di crisi del centrosinistra (ogni argomento provocava delle divisioni, tentativi di coordinamento dell'Ulivo, come ad esempio gruppo parlamentare unico, portavoce unico, falliti), fino a raggiungere il massimo stadio al momento del Tavolo Costituente che venne bloccato da Cofferati (“prima il programma e poi gli organi”). In questo scenario la proposta Prodi ha effetti taumaturgici, per il centrosinistra e rischiosi per il centrodestra, tant'è che subito dopo comincia l'attacco del centrodestra per Telekom Serbia e al parlamento europeo.
Inquadrate le premesse, Salvati pone ai partiti presenti due quesiti:

I tre “politici” partendo abbastanza da lontano, ricordano la loro storia peculiare, le battaglie, anche aspre, del passato, le scissioni della sinistra, per esprimere il rammarico di non aver avuto l'opportunità, a causa della militanza in schieramenti diversi, di combattere battaglie comuni in difesa della democrazia e per riforme democratiche e sociali. Il fatto nuovo della lista rappresenta una sorta di presa d'atto che il passato è alle spalle ed una semplificazione del quadro politico. Grancini e Cerami hanno sottolineato l'importanza della presenza dei cattolici nella lista. Insomma, hanno espresso una sostanziale identità di vedute. Patrizia Toja ha, in più, accennato a questioni ancora irrisolte come la costituzione del gruppo parlamentare europeo, anche se alcune tendenze (come lo spostamento del PPE verso posizioni sempre più conservatrici) e l'ingresso dei nuovi paesi membri con formazioni politiche non strettamente classificabili come socialiste o popolari, potranno aiutare. Un altro problema potrebbe paradossalmente sorgere da un successo della lista, perché in questo caso si porrebbe subito la questione del “partito unitario”, che innesterebbe polemiche a non finire (la stessa Toja, ulivista a 24 carati, ammette di preferire la doppia appartenenza, al partito e alla coalizione).

Gli spettatori (per la maggior parte iscritti o simpatizzanti DS) hanno seguito con attenzione e sottolineato i vari significativi passaggi con applausi. Invitati dal relatore a fare domande o dichiarazioni è spuntata qualche spina, dopo le rose e fiori. Dagli interventi è emerso che:
Ha chiuso la serata Salvati che, riprendendo uno degli interventi, conferma che oggi ci sono più differenze di posizione all'interno dei partiti che tra partiti (caso del correntone DS rispetto alle posizioni della segreteria, nella Margherita alcuni esponenti sono, su alcuni temi, più a sinistra dei DS); questo non deve scandalizzare: in un mondo bipolare sono fisiologiche le possibile differenze all'interno di ciascun schieramento. In un ipotetico partito democratico, ottenuto dalla fusione di DS, Margherita e Sdi, ci sarebbero su certi temi (es. l'Europa) opinioni abbastanza condivise, su altri (welfare, bioetica, politica internazionale) si assisterebbe ad una varietà di posizioni nelle quali non sarebbe comunque riconoscibile il partito di provenienza.
Ma questo, secondo Salvati, non è un problema, ma un'opportunità.

Giorgio Casera


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  23 novembre 2003